Una competizione senza fine
L'overtourism e i selfie di massa
Negli ultimi anni il turismo globale ha vissuto una trasformazione profonda, guidata in gran parte dai social media e dal bisogno sempre più diffuso di esserci, di dimostrare, di condividere. Il viaggio, da esperienza personale e profonda, si è progressivamente spostato verso la sfera dell’apparenza. Il fenomeno dell’overtourism, ovvero il sovraffollamento di luoghi turistici, è solo una delle tante conseguenze di questa trasformazione.In molte destinazioni famose, dai centri storici delle grandi città europee alle meraviglie naturali più iconiche, si vive ormai una presenza costante e quasi oppressiva di visitatori. Il flusso è alimentato da foto virali, reel accattivanti, itinerari condivisi ovunque. Ma cosa resta dell’autenticità, della scoperta, dell’incontro genuino con luoghi e culture?
Oggi si viaggia spesso per replicare ciò che si è visto online, per scattare "quella foto", per dire di essere stati "lì", in un processo che somiglia più ad una competizione che a una vera scoperta. L’esperienza personale passa in secondo piano rispetto alla necessità di produrre contenuti, seguire trend, accumulare "like".
Questo approccio, oltre a impoverire il senso stesso del viaggio, rischia di snaturare i luoghi, appiattire le esperienze e ridurre tutto a una lunga lista di tappe obbligate.
Anche il mototurismo sta cambiando
Anche il mototurismo non è immune a queste dinamiche. Sempre più motociclisti scelgono itinerari popolari e alla moda, spesso influenzati da contenuti virali sui social media. La ricerca della foto perfetta o del video spettacolare da condividere può distogliere dall'essenza del viaggio in moto: la libertà di esplorare, la scoperta di percorsi meno battuti e l'interazione genuina con culture e tradizioni locali. Questo approccio rischia di trasformare l'esperienza del mototurismo in una corsa alla visibilità, a scapito della profondità e della qualità dell'esperienza stessa. Sono lontani i tempi in cui si viaggiava su due ruote per scatenare il proprio desiderio di libertà, lasciandosi andare all’improvvisazione. Ora ci si lascia spesso guidare dai social e dalle mete imperdibili.Sempre più spesso vediamo motociclisti affollare gli stessi passi di montagna, gli stessi borghi da cartolina, gli stessi spot panoramici. Luoghi bellissimi, per carità, ma trasformati ormai in scenografie ripetitive e affollate, in cui il senso di scoperta si perde tra un drone e un selfie.
Si sta perdendo il gusto di fermarsi in un paese sconosciuto, parlare con la gente del posto, scegliere strade secondarie, farsi sorprendere. C’è invece la pressione, spesso inconscia, di documentare tutto, di produrre contenuti, di raccontare un viaggio che a volte non si ha nemmeno il tempo di vivere davvero.
Mea culpa
Questo post non vuole essere una critica al condividere... anch'io lo faccio, anche questo blog è nato e continua ad esistere sulla spinta della voglia di raccontare. Ma è chiaro che è necessaria una riflessione sul senso di equilibrio che rischiamo di perdere: quello tra vivere un luogo o mostrarlo, viaggiare consapevolmente o condividere compulsivamente.Il mototurismo può e deve tornare ad essere libertà, scoperta, lentezza, contatto umano e culturale. Anche senza la foto perfetta. Anche senza l’hashtag giusto. Perché a volte le emozioni più autentiche sono proprio quelle che restano solo dentro di noi. Quelle che nessuna fotocamera e nessun drone potranno mai immortalare davvero.
Il viaggio, e il viaggio in moto in particolare, dovrebbe essere un'opportunità di crescita personale e di scoperta autentica, non una semplice occasione per accumulare contenuti da condividere. Nel contesto attuale è essenziale riflettere sul nostro modo di viaggiare e sull'influenza che i social media esercitano sulle nostre scelte. Adottare un approccio più consapevole e lento al mototurismo può arricchire l'esperienza, permettendo di riscoprire il vero significato del viaggio: l'incontro genuino con il mondo che ci circonda.
Lo dico prima di tutto a me stesso: teniamo più spesso in tasca i nostri smartphone, lasciamo a casa fotocamere reflex e droni, assaporiamo di più, respiriamo di più, osserviamo di più, lasciamoci affascinare dai dettagli, rallentiamo, viviamo il momento.
Foto di copertina:
Dominik Dancs su Unsplash
Foto nel post:
Callie Morgan su Unsplash
Garvit Nama su Unsplash
Ambitious Studio* | Rick Barrett su Unsplash
Ambitious Studio* | Rick Barrett su Unsplash
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